mercoledì 18 ottobre 2017

metodi di apprendimento e teorie educative

                                NUOVI METODI DI APPRENDIMENTO

Negli ultimi anni buona parte dei paesi scandinavi, ovvero la Svezia,Norvegia e la Finlandia hanno introdotto nuovi metodi di insegnamento con modifiche radicali a tutto il sistema scolastico tradizionale. Infatti nelle scuole scandinave le classi non sono più le classiche aule con banchi e lavagne. Infatti sono gli studenti che sono tenuti ad andare dal proprio docente e ricevere istruzioni da lui sul cosa fare.
Inoltre togliendo l'aula viene in un qualche modo anche sciolto il "gruppo classe" Non vincolando così gli studenti ad avere sempre i soliti compagni e invitandoli quindi a fare sempre nuove conoscenze.
Questo nuovo metodo di "Fare scuola" si è anche dimostrato essere estremamente, infatti i paesi scandinavi sono sempre nella top 10 dei paesi con la qualità d'istruzione migliore del mondo
  
LA TEORIA UMANISTA

la psicologia umanistica prende in esame il comportamento del docente e i suoi effetti sull’alunno.
Il principale esponente di questa corrente della psicologia, Carl Rogers (1902-1987), ha elaborato una forma di psicoterapia basata sul rapporto di parità tra terapeuta e paziente. Ispirandosi a questo approccio, un insegnamento, per risultare efficace e significativo, deve essere flessibile e
spostare il suo interesse dai contenuti al protagonista della relazione educativa: l’alunno.
Una pratica didattica ispirata alla teoria umanista, secondo Rogers, richiede tre atteggiamenti-chiave:
• autenticità o congruenza;
• considerazione positiva incondizionata
• comprensione empatica
Rogers sostiene che la scuola deve “creare individui aperti alle novità e alle trasformazioni”. L’educatore deve insegnare a imparare, cioè fornire gli strumenti metodologici necessari per usare consapevolmente le conoscenze. L’allievo dovrà poi essere in grado di valutare
da solo (autovalutazione) l’apprendimento avvenuto e quindi provare soddisfazione per i risultati ottenuti.




                                           LA TEORIA SISTEMICA


La psicologia sistemica analizza la relazione educativa partendo da due presupposti (tipici dell’approccio sistemico o pragmatico-relazionale): tutto è comunicazione e il mondo psichico è un sistema, ossia una totalità nella quale il mutamento di una parte influenza tutte le altre. Secondo
Paul Watzlawick (1921-2007), uno dei più noti esponenti dell’approccio sistemico, per spiegare un singolo fenomeno occorre prendere in considerazione tutto il suo contesto. Ciò signifca che, per
esempio, l’improvviso insuccesso scolastico di un ragazzo potrà essere spiegato esaminando il contesto o i contesti di vita del ragazzo (la famiglia, la classe, il gruppo di amici...)
Quali sono le indicazioni che la teoria sistemica fornisce all educatore?
• L’educatore, nel contesto della classe, deve favorire la riorganizzazione interna ogni volta che un nuovo elemento turba l’equilibrio precedente.
• Nel gruppo egli deve individuare le persone-chiave, il cui mutamento di atteggiamento rende possibile il mutamento collettivo, e individuare gli aspetti aperti al mutamento sia per l’intero gruppo sia per il singolo allievo – senza minacciare l’identità più profonda.
• Tiene sotto controllo l’ansia o stimola l’attenzione quando si presenta un problema o viene assegnato un compito.




                                          LA TEORIA PSICANALITICA

Secondo la psicoanalisi la classe è il campo di un incontro/scontro di forze inconsce, che emergono attraverso una grande varietà di sintomi: esplosioni di collera, forme di mutismo, insuccessi scolastici ecc., eventi che possono sconcertare e sembrare privi di ragioni.
La psicoanalisi invita a interpretare tali sintomi e a ricercare le cause profonde che ne sono all’origine, senza trascurare la storia personale di un bambino o di un adolescente. 
La psicoanalisi aiuta a chiarire la ricchezza della relazione educativa. Per esempio, mette in luce i fenomeni di transfert (tipici della relazione terapeutica), con i quali, a scuola, i ragazzi proiettano sul insegnante le dinamiche del rapporto con i loro genitori.
Nella scuola, come in molti ambiti della vita quotidiana, è possibile che si manifestino fenomeni di proiezione: quando qualcosa, all’interno della nostra psiche, è avvertito come pericoloso, viene inconsapevolmente proiettato all’esterno. 
Per esempio, un ragazzo che teme di essere timido, può proiettare questo suo timore su un compagno di classe, che tratterà in modo sgarbato e scorretto. 
Inoltre la psicanalisi offre al insegnante strumenti utili per capire non solo gli studenti, ma anche se stesso. Gli atteggiamenti di un insegnante, per esempio, sono riconducibili a con liti infantili con i genitori o con figure educative particolarmente autoritarie o prive di fermezza. Secondo la psicoanalisi, dunque, nel rapporto con gli allievi, un insegnante è spinto a rivivere la propria infanzia.